Adoro agosto per la sua luce bianca e ipnotica. Per il suo odore torbato e per il suo silenzio. Adoro agosto perché non ha tempo; perché è un altro tempo. E poi adoro i pub all'ombra, la birra gelata, il mare dopo le 18, il caffè freddo la mattina, la granita dopo il sudore. Adoro le strade vuote, le piazza shoccate dal caldo, i vicoli dove l'ombra striscia a fatica sulle pareti. Adoro l'aroma resinoso dei pini e dei castagni, l'odore dei prati che si bruciano nel meriggio e rifiatano la sera, e poi quello granuloso della sabbia e quello violento della menta dentro il mojito. Adoro leggere in giro per la città, trovare uno spazio vuoto, un muretto, una scalinata incassata tra palazzi, un bar sperduto con quei vecchi ventilatori a soffitto che muovono appena appena l'aria. E il silenzio della controra, il rumore scoppiettante del sole sulla superficie del mare, il chiacchiericcio regale delle cicale nei grandi viali circondati da siepi. Adoro il momento di beatitudine del vento, l'istante assoluto e estremamente veloce in cui il libeccio si alza dal mare e regala un po' di tregua al corpo spossato dall'afa. E adoro l'afa perché spossando il corpo lo spossessa, riduce tutte le percezioni, annulla i pensieri, crocifigge le ansie, distrugge le paure, ci rende tutti figli della stessa comunione luce-mare. Perché non c'è altro nel mondo. Solo sentirsi parte di esso. Adoro scrivere di fronte al mare, immaginare dettagli mentre mi sdraio a terra per cercare il fresco del pavimento sul corpo. Adoro la notte che non sembra separata dal giorno ma è solo una sua continuazione, perché il caldo è sempre uguale e i sogni si imperlano di sudore.
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Settembre 2017
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